Devo dire che oggi è stata proprio una bella giornata.
In realtà è stata una giornata come un'altra, una giornata quotidiana che ha avuto quel non so che di speciale.
In fondo ho saltato genetica per studiare biologia perché ho l'esame, sono andata al laboratorio di istologia dove ho capito solo la metà dei vetrini (è un'inizio), il tempo è stato caldo umido una cosa insopportabile, quindi niente di speciale e anzi teoricamente abbastanza triste, eppure....se passi una giornata con vicino una persona splendida, in treno ritrovi amici con cui anche se hai passato poco tempo con loro e non vedi da tanto ti trovi benissimo, a tuo agio, ritrovi te stessa, cosa che alcune volte capita di perdere, ti senti proprio bene, serena azzarderei anche felice, tutto ti sembra andare per il verso giusto. Riesci a vedere il mondo da un'altra prospettiva, molto più ottimista e questo viene notato anche dalle persone vicine, che se ti conoscono notano una luce diversa negli occhi, un'aria molto più allegra, difficile da vedere durante gli altri giorni.
Ci vorrebbero sempre giornate di questo tipo, normali ma con un tocco di allegria, dove ti senti soddisfatto di tutto, però se succedessero così spesso probabilmente non riusciremmo ad apprezzarne il valore, perché quanto più una cosa è rara quanto più si capisce la sua importanza.
Dopo questo post che apparentemente può sembrare privo di senso io vi do la buonanotte...sogni d'oro!!!
martedì 13 maggio 2008
venerdì 9 maggio 2008
lo sapevate che...
Lo sapevate che...
- che fumo alcol e caffè danneggiano gli occhi? Nicotina e caffeina sono sostanze vasocostrittrici, restringono i capillari, questo con il tempo danneggia la retina che non può nutrirsi adeguatamente, mentre l'alcol crea deficit vitaminici.
- che il latte materno rende furbo il bebè? Questo grazie ad un' ingrediente ancora sconosciuto.
- che il numero delle cellule adipose nel corpo rimane costante negli anni? Questo è stabilito durante l'adolescenza, il numero non può essere ridotto da nessuna dieta. Un regime alimentare ipocalorico può solo diminuire il grasso contenuto in esse. Per questo motivo è difficile non prendere chili dopo la dieta, e anche con un'operazione il numero di queste cellule non cala.
- che nei denti è scritto il mostro primo menù? Attraverso lo smalto dei denti si può scoprire se un neonato ha preso latte materno o artificiale e a quale età ha cominciato a mangiare.
- che è più facile avere l'Alzheimer se si ha gli arti corti?
- che se si è golosi è colpa di un'ormone? L'ormone della golosità rende i cibi più gustosi e spinge a mangiare di più.
lunedì 5 maggio 2008
Compito 5
E con questo ho fatto tutti i compiti dati dal prof.
Il mio rapporto con la matematica? Lo definirei molto tranquillo.
Alle elementari la matematica mi piaceva, anche se tra aritmetica e geometria ho sempre preferito la geometria, era molto più semplice e istantanea.
Passata alle medie ero nel gruppetto dei più bravi, ho anche frequentato un corso di potenziamento, consisteva nell'imparare il sistema binario (oggi da me dimenticato completamente), ma le semplici espressioni alcune volte (spesso) mi davano del filo da torcere, a causa di errori di distrazione non mi tornavano mai, le rifacevo dieci volte, senza arrivare mai ad ottenere il risultato del libro. Alla fine mi arrendevo e le facevo vedere a mio babbo che mi infamava sempre perché risultava essere un errore banale.
Alle superiori più o meno la situazione è sempre stata tranquilla andavo bene, anche se l'ultimo anno l'ho lasciata un po' andare, cioè vivevo di rendita e del nome che mi ero fatta, senza impegnarmici troppo, finché andava tutto bene...
Il rapporto della matematica con i ragazzi è proprio un bel problema, alle superiori ero in una classe che di matematica proprio non voleva neanche sentirne pronunciare il nome. La maggior parte non voleva avere niente a che fare con i numeri e non perché non gli riuscisse (anche se spesso era così), ma perché proprio loro non la volevano studiare, loro erano convinti che era troppo difficile e non ci provavano neanche. Era come se alle elementari fossero stati traumatizzati dalla maestra e questo gli impediva di intraprendere qualsiasi tipo di rapporto con questa materia. Era qualcosa di pauroso, è vero durante i primi due anni di liceo avevamo una professoressa che certo non aiutava a far piacere la materia, prendeva sempre di mira le stesse persone, e anche se le rendevi il compito perfetto più di 8 non ti dava. Il terzo anno è stato l'anno più distruttivo per questa materia, professoressa nuova, incapace di farsi rispettare dagli studenti, incapace di spiegare (parlava alla velocità della luce e non si capiva mai niente), la gente cantava durante le sue lezioni. Il quarto e quinto anno di nuovo cambiamento, professoressa nuova, metodo nuovo, fortunatamente era molto brava, un po' per la sua simpatia, un po' per non si sa quale motivo era riuscita a far capire qualcosa di questa astrusa e astratta materia che di concreto ha poco (o almeno questo pensavano in molti) e per chi l'algebra non sapeva neanche cosa fosse e parabole, ellissi, iperbole in un anno intero non era riuscito a imparare era tutto dire, vi immaginate voi a contatto con logaritmi e in un secondo momento limiti? La fine del mondo! Saremo rimasti fermi sui logaritmi e sui limiti non so quanto tempo, tant'è che alla fine del 5 anno dovevamo fare gli integrali, ma la prof scoraggiata c'ha rinunciato in partenza non ha neanche tentato di darci una definizione, meno male che all'esame era nella commissione interna altrimenti c'era da ridere...
Comunque il problema di questa materia è che già può risultare difficile di suo, già molti non riescono a capire cosa gli servirà nella vita, se poi ci mettiamo insegnanti incapaci che vengono continuamente cambiati il danno è fatto e i ragazzi continueranno ad odiare sempre la Matematica!
Difficile trovare il giusto metodo per insegnarla, è già impossibile trovare quello per le altre materie, figurati quello per la materia che da secoli tutti cercano di evitarla.
sabato 3 maggio 2008
compito 8 seconda parte: rapporto Medico- paziente
Com'è cambiato il rapporto tra medico e paziente con il passare del tempo?
Bé è cambiato sicuramente, in peggio o in meglio non si sa.
Bé è cambiato sicuramente, in peggio o in meglio non si sa.
Guardiamo la figura del medico di famiglia, ai tempi dei nostri nonni era stimato e rispettato, era un punto di riferimento, una persona importante..ma perché era così importante?
La sua importanza derivava dal fatto che i medici prima si interessavano della persona, non solo dal punto di vista clinico, il medico conosceva i problemi di tutta la famiglia, conosceva i trascorsi di vita oltre che clinici, era disposto ad andare a fare le visite a casa quando il paziente non poteva muoversi, e questo accadeva ancor prima quando non esistevano ancora le macchine, il medico conosceva tutte le abitazioni dei suoi pazienti e ora?
Adesso che siamo nell'era delle macchine, degli spostamenti veloci, della tecnologia, quanti sono i medici disposti ad andare a fare le visite a casa? Quasi nessuno, è veramente raro trovare medici del genere, come raro è trovare quelli che conoscono i tuoi trascorsi, quelli che ti domandano su altri componenti della famiglia, su come va la vita in generale, che cercano di instaurare un dialogo, addirittura il medico di famiglia è anche raro che ti faccia una visita completa.
Parlando della mia esperienza personale le poche volte che sono dovuta ricorrere al medico, non mi ha mai visitato, mi chiedeva che cos'avevo e se lo riteneva opportuno guardava la parte interessata, per spiegarsi meglio, se vado lì per un mal di gola, il medico mi guarda solo la gola, non è che mi controlla anche il respiro o altro, magari la causa potrebbe essere altrove ma lui non la cerca.
Ma un evento ancor più clamoroso della mia esperienza è quella di mio nonno, gli è stato diagnosticato un cancro all'intestino (per cui è stato operato la settimana scorsa), ma sapete da quanto lo aveva? Da 4 anni, nessuno se n'era accorto, certo mio nonno non è tipo da lamentarsi, il problema è che questo lungo periodo abbia fatto si che anche il fegato sia stato colpito (è compromesso al 90% e non può essere operato).
Ora mi chiedo com'è possibile che un'uomo che andava dal medico per problemini come tosse o mal di gola, però frequentemente, abbia avuto un tumore per 4 anni senza che il medico non se ne sia accorto? Se avesse fatto una visita un po' più approfondita, qualche palpazione come si usa fare, forse, poteva essere diagnosticato molto prima, se poi consideriamo che il tumore all'intestino è ereditario, se si fosse interessato alla sua vita, avrebbe saputo che la madre era morta per tumore all'intestino e che uno dei figli era stato operato per polipi sempre all'intestino, tutto ciò avrebbe anticipato la diagnosi o comunque l'avrebbe indirizzata al momento in cui aveva cominciato ad avere sangue occulto nelle feci, anemia (che se non sbaglio sono tra i primi sintomi di questo tipo di tumore), invece di metterlo in lista per esami che venivano dati tre mesi dopo.
Ma andiamo avanti il rapporto medico paziente in ospedale, questo è un altro argomento, come può essere migliorato? I medici dovrebbero essere più disponibili a dare spiegazioni, dovrebbero guardare oltre alla malattia anche al malato, il malato non è solo il portatore della malattia, non è solo qualcosa da aggiustare, è prima di tutto una persona, e come tale ha dei sentimenti che vanno rispettati. Se è nata la medicina del sorriso, significa che qualcuno ha capito che per ottenere miglioramenti, per guarire bisogna partire dalla mente, dall'anima e se la mente è positiva, anche il corpo reagisce, e oltre al sorriso qual'è il metodo per fare tutto ciò?
Certo migliorare non significa guarire, non ci si può aspettare miglioramenti miracolosi, ma sicuramente può portare ad un miglioramento per quanto riguarda la permanenza in ospedale.
Parliamo proprio di questo, e per fare ciò ritorniamo al caso di mio nonno, dopo l'operazione è stato ricoverato in terapia intensiva per una settimana, durante questa settimana poteva ricevere solo due visite al giorno, poiché il passo dura mezz'ora e può entrare esclusivamente una sola persona, in totale può avere solo un'ora di compagnia al giorno, ora secondo voi quale miglioramento può portare ad un uomo che è sempre stato abituato ad avere tanta compagnia (7 figli fate un po' voi). Se dopo una operazione si vogliono ottenere dei miglioramenti, certo lasciarli nella solitudine non è il metodo migliore. Mio babbo si lamentava con me di questo fatto, che cosa può dare mezz'ora di visita ad un uomo? Di certo non lo aiuta a restare nella realtà , durante la permanenza in terapia intensiva, mio nonno aveva perso il senso del giorno e della notte, andava di visita in visita, tutto il tempo che c'era tra una visita e l'altra lui non se la ricordava, questo perché non faceva niente, la mente non era stimolata. Mentre avere qualcuno che ti parla, ti distrae dalla tua situazione serve, questo non può essere compito dei medici, essi non vengono sempre da te, non ti domandano di te o della tua famiglia al massimo ti chiedono come stai, non ti fanno compagnia nelle lunghe giornate dove il tempo non passa mai, però potrebbero trovare un sistema per fare qualcosa, la mente è la prima che deve essere aiutata, riabilitata all' accettazione del nuovo sé. Il rapporto medico paziente deve diventare qualcosa di familiare, di più intimo, certo i pazienti sono tanti, è difficile instaurare un certo rapporto con tutti, però ci sono delle barriere insormontabili poiché nessuno delle due parti fa il primo passo. I pazienti sono diffidenti nei confronti dei medici, e i medici?
I medici con l'uso inappropriato o troppo uso della tecnologia hanno raffreddato ogni rapporto, durante i loro studi hanno perso una parte della loro umanità, gli studi li hanno resi rigidi, inflessibili, freddi, schematici, hanno imparato a guardare solo il problema, non tutta la persona, non hanno imparato come ci si rapporta alle persone, nessuno ha provato ad insegnarglielo per cui o hanno le capacità innate o non ce l'hanno.
Forse una soluzione potrebbe essere che tra le varie attitudini che vengono esaminate negli studenti di medicina, durante tutto il corso di studi, andrebbero viste e osservate anche le capacità umanitarie, magari a discapito di qualche materia che studiamo e che risulta abbastanza inutile.
giovedì 1 maggio 2008
compito 8 prima parte:rapporto professore- studente
Dunque penso che questo compito sarà diviso in 2 parti: la prima Rapporto Studente-Professore; la seconda medico-paziente.
Il rapporto alunno professore è un argomento che viene studiato da secoli, io che ho fatto il Liceo socio-psico-pedagogico, l'ho studiato per 5 anni e qualcosa ho imparato.
La prima cosa che ho dedotto è che possiamo arrovellarci il cervello per cercare metodi per migliorare questo rapporto, che possono essere dette e scritte tante belle teorie, ma solo alcuni professori sono in grado di entrare nella stessa lunghezza d'onda degli studenti, perché ci vogliono doti speciali e capacità eccezionali per catturare l'attenzione degli studenti e queste non possono essere trovate in tutti.
Quali professori prendere? Forse quelli che preferiscono abbandonare il gradino più alto per abbassarsi al pari dello studente, questo serve per arrivare dritto al centro ma si deve fare attenzione perché deve sempre essere mantenuta una certa distanza, avere un rapporto un po' più amichevole non significa comportarsi da amici, poiché questo porterebbe gli studenti ad approfittarsene facendo meno di quanto già facessero prima, con la scusa che il professore capirebbe.
Il problema è che comunque al giorno d'oggi è difficile trovare professori del genere, tralasciando l'esperienze passate, se considero anche solo la mia breve carriera universitaria negli esami sostenuti, a molti professori non importa se è il primo esame che dai, se sei emozionato, se balbetti o ti escono parole un po' strane( o non ti vengono i termini più appropriati ma comunque giusti) perché sei agitato, perché sei una persona no! TU ti devi comportare quasi come una macchina, non devi provare emozioni, non devi avere difetti di pronuncia, non puoi fare neanche un errore, devi essere perfetto neanche un battito di ciglia e questo è impossibile, almeno per me. Con il tempo uno si fa l'esperienza, si fa le spalle e impara, il problema è che tutto ciò va a discapito del tuo comportamento verso gli altri, ma questo lo spiegherò nella seconda parte.
La verità sta nel mezzo, si deve creare quel rapporto di fiducia dove l'insegnante pur essendo rispettato riesce a diventare un punto di riferimento, ma il rispetto non si conquista con le imposizioni, punizioni, severità, critiche e qualche volta offese, deve basarsi sui giusti no e i giusti si, e rispettando allo stesso tempo.
Il professore per eccellenza è colui che ha talmente tanta passione per la propria materia che riesce ad affascinare anche il ragazzo, è colui che mira a formare le teste ben fatte, prima che ben piene, è inutile riempirsi la testa in pochi mesi di tante informazioni, è normale che poi vadano perse, pensate a me di tutto quello che ho studiato per gli esami, cosa pensate che mi ricordi? Statistica non so neanche che cosa sia! Quindi ditemi a cosa è servito? Per passare l'esame, certo ma nella vita di certo non potrà tornarmi utile perché il giorno dopo puff! E' già scordato!
Comunque si deve anche considerare quale tipo di studente il professore si trova davanti, ci sono studenti talmente assetati di sapere che trangugiano di tutto, non serve che il professore catturi la loro attenzione, loro studieranno sempre; poi ci sono gli studenti che puoi provare in tutti i modi possibili ad entrare in contatto con loro ma tanto non ci riuscirai mai; infine ci sono quegli studenti che se sai catturare la loro attenzione con le parole, la gestualità, lo sguardo ti seguono e le spiegazioni rimangono in testa senza volerlo.
Parliamo della partecipazione, molti studenti dicono che se il professore riuscisse in qualche modo a farli partecipare sarebbero più interessati, e più invogliati a studiare....bene ma cosa si intende per PARTECIPARE?
Perché certo in alcune materie è possibile fare un'attività pratica che ti permette di capire meglio, ma ci sono alcune materie dove questo non è possibile, in una materia teorica l'unico modo per participare è che il professore faccia le domande, per riuscire a mantenerti attivo, ma questo non va bene perché lo studente pretende di essere coinvolto però allo stesso tempo non vuole studiare via via, non vuole andare incontro al professore e allora?
Prendiamo ad esempio l'esperienza che ci è stata raccontata dal professor De Bernard sulle sue lezioni fatte a gruppi, se gli studenti il giorno dopo non avevano studiato la loro parte a cosa sarebbero servita tutta questa organizzazione?
Vogliamo che i professori vengano incontro a noi, ma noi studenti in quale modo vogliamo andare incontro ai professori? Pensiamo ai laboratori, anche le lezioni stesse, alla fine sono fatti per aiutare gli studenti, eppure c'è sempre chi tenta di fare il furbino, non rispetta gli orari, si fa mettere le firme quando non c'è, se capita perché hai un problema ci può stare, ma quando questo diventa un vizio è semplicemente mancanza di responsabilità e di maturità.
E' difficile stabilire chi ha torto e chi ha ragione, così come è difficile capire quale professore è più o meno adatto ad insegnare, se si guarda la preparazione chi vuole proporsi all'insegnamento conosce la propria materia, io ho avuto l'esperienza di un professore di filosofia che era preparatissimo, sapeva molto bene la filosofia, il latino, la storia, era una persona molto acculturata eppure non era in grado di trasmettere il suo sapere, non aveva la giusta dialettica, il giusto carattere, ma nessuno lo sapeva eccetto gli studenti che si lamentavano; l'unico metodo per capire se un professore è adatto sarebbe seguire una sua lezione, senza che lui sia consapevole, di conseguenza verrebbero fuori le vere capacità, le vere doti della persona. Ma è un po' difficile da realizzare.
Quindi riguardo a questo argomento penso che sarà impossibile arrivare ad una soluzione, è un dibattito sempre aperto che si spera porti comunque a piccoli miglioramenti.
Il rapporto alunno professore è un argomento che viene studiato da secoli, io che ho fatto il Liceo socio-psico-pedagogico, l'ho studiato per 5 anni e qualcosa ho imparato.
La prima cosa che ho dedotto è che possiamo arrovellarci il cervello per cercare metodi per migliorare questo rapporto, che possono essere dette e scritte tante belle teorie, ma solo alcuni professori sono in grado di entrare nella stessa lunghezza d'onda degli studenti, perché ci vogliono doti speciali e capacità eccezionali per catturare l'attenzione degli studenti e queste non possono essere trovate in tutti.
Quali professori prendere? Forse quelli che preferiscono abbandonare il gradino più alto per abbassarsi al pari dello studente, questo serve per arrivare dritto al centro ma si deve fare attenzione perché deve sempre essere mantenuta una certa distanza, avere un rapporto un po' più amichevole non significa comportarsi da amici, poiché questo porterebbe gli studenti ad approfittarsene facendo meno di quanto già facessero prima, con la scusa che il professore capirebbe.
Il problema è che comunque al giorno d'oggi è difficile trovare professori del genere, tralasciando l'esperienze passate, se considero anche solo la mia breve carriera universitaria negli esami sostenuti, a molti professori non importa se è il primo esame che dai, se sei emozionato, se balbetti o ti escono parole un po' strane( o non ti vengono i termini più appropriati ma comunque giusti) perché sei agitato, perché sei una persona no! TU ti devi comportare quasi come una macchina, non devi provare emozioni, non devi avere difetti di pronuncia, non puoi fare neanche un errore, devi essere perfetto neanche un battito di ciglia e questo è impossibile, almeno per me. Con il tempo uno si fa l'esperienza, si fa le spalle e impara, il problema è che tutto ciò va a discapito del tuo comportamento verso gli altri, ma questo lo spiegherò nella seconda parte.
La verità sta nel mezzo, si deve creare quel rapporto di fiducia dove l'insegnante pur essendo rispettato riesce a diventare un punto di riferimento, ma il rispetto non si conquista con le imposizioni, punizioni, severità, critiche e qualche volta offese, deve basarsi sui giusti no e i giusti si, e rispettando allo stesso tempo.
Il professore per eccellenza è colui che ha talmente tanta passione per la propria materia che riesce ad affascinare anche il ragazzo, è colui che mira a formare le teste ben fatte, prima che ben piene, è inutile riempirsi la testa in pochi mesi di tante informazioni, è normale che poi vadano perse, pensate a me di tutto quello che ho studiato per gli esami, cosa pensate che mi ricordi? Statistica non so neanche che cosa sia! Quindi ditemi a cosa è servito? Per passare l'esame, certo ma nella vita di certo non potrà tornarmi utile perché il giorno dopo puff! E' già scordato!
Comunque si deve anche considerare quale tipo di studente il professore si trova davanti, ci sono studenti talmente assetati di sapere che trangugiano di tutto, non serve che il professore catturi la loro attenzione, loro studieranno sempre; poi ci sono gli studenti che puoi provare in tutti i modi possibili ad entrare in contatto con loro ma tanto non ci riuscirai mai; infine ci sono quegli studenti che se sai catturare la loro attenzione con le parole, la gestualità, lo sguardo ti seguono e le spiegazioni rimangono in testa senza volerlo.
Parliamo della partecipazione, molti studenti dicono che se il professore riuscisse in qualche modo a farli partecipare sarebbero più interessati, e più invogliati a studiare....bene ma cosa si intende per PARTECIPARE?
Perché certo in alcune materie è possibile fare un'attività pratica che ti permette di capire meglio, ma ci sono alcune materie dove questo non è possibile, in una materia teorica l'unico modo per participare è che il professore faccia le domande, per riuscire a mantenerti attivo, ma questo non va bene perché lo studente pretende di essere coinvolto però allo stesso tempo non vuole studiare via via, non vuole andare incontro al professore e allora?
Prendiamo ad esempio l'esperienza che ci è stata raccontata dal professor De Bernard sulle sue lezioni fatte a gruppi, se gli studenti il giorno dopo non avevano studiato la loro parte a cosa sarebbero servita tutta questa organizzazione?
Vogliamo che i professori vengano incontro a noi, ma noi studenti in quale modo vogliamo andare incontro ai professori? Pensiamo ai laboratori, anche le lezioni stesse, alla fine sono fatti per aiutare gli studenti, eppure c'è sempre chi tenta di fare il furbino, non rispetta gli orari, si fa mettere le firme quando non c'è, se capita perché hai un problema ci può stare, ma quando questo diventa un vizio è semplicemente mancanza di responsabilità e di maturità.
E' difficile stabilire chi ha torto e chi ha ragione, così come è difficile capire quale professore è più o meno adatto ad insegnare, se si guarda la preparazione chi vuole proporsi all'insegnamento conosce la propria materia, io ho avuto l'esperienza di un professore di filosofia che era preparatissimo, sapeva molto bene la filosofia, il latino, la storia, era una persona molto acculturata eppure non era in grado di trasmettere il suo sapere, non aveva la giusta dialettica, il giusto carattere, ma nessuno lo sapeva eccetto gli studenti che si lamentavano; l'unico metodo per capire se un professore è adatto sarebbe seguire una sua lezione, senza che lui sia consapevole, di conseguenza verrebbero fuori le vere capacità, le vere doti della persona. Ma è un po' difficile da realizzare.
Quindi riguardo a questo argomento penso che sarà impossibile arrivare ad una soluzione, è un dibattito sempre aperto che si spera porti comunque a piccoli miglioramenti.
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